Continua da Attenti a que due: diffidare dalle proposte di finanziamento personali
Attenti a quei due, parte 2: L’esperienza IKEA e il Credito al Consumo per le Aziende
Nel mio precedente articolo, “Attenti a quei due: diffidare dalle proposte di finanziamento personali“, ho condiviso alcune riflessioni e un monito sui pericoli e le insidie nascoste dietro certe offerte di credito al consumo, specialmente quando queste si intrecciano con la sfera personale e professionale. Oggi, voglio riprendere quel filo conduttore, non per ribadire concetti già espressi, ma per aggiungere un nuovo capitolo a questa saga, un “addendum” aggiornato al 7 settembre 2025, che spero possa servire da ulteriore campanello d’allarme per imprenditori e professionisti.
hub-cesena.itLa mia esperienza più recente, legata all’espansione del nostro coworking Hub Cesena (https://Hub-cesena.it), ha messo in luce ancora una volta le criticità di un sistema che, pur presentandosi come flessibile e accessibile, nasconde trappole burocratiche e logiche obsolete, soprattutto quando si tratta di finanziare investimenti aziendali attraverso canali pensati per il privato. Un paradosso che, per chi come me opera da decenni nel mondo del business e della tecnologia, risulta non solo anacronistico, ma potenzialmente dannoso.
Il Contesto: Arredare l’Hub Cesena con un Occhio al Futuro

L’Hub Cesena è un progetto in continua evoluzione, un ecosistema unico e condiviso dove professionisti e piccole realtà del mondo digitale possono crescere, innovare e fare networking. In previsione di un’ulteriore espansione e per offrire spazi sempre più funzionali e accoglienti, ho deciso di riordinare e arredare in modo più dettagliato una serie di uffici e locali. Dopo un’attenta valutazione di diverse soluzioni, la scelta è ricaduta sui mobili IKEA, in particolare sulla serie MITTZON, che si è dimostrata perfetta per le nostre esigenze in termini di flessibilità, design e immagine. Un investimento significativo, che superava i 10.000 euro, per il quale avevo intenzione di avvalermi di una forma di finanziamento, dato che il sito IKEA stesso promuoveva opzioni anche per il business.
Problemi Riscontrati: Il Finanziamento IKEA tramite Agos, un Lupo Travestito da Agnello
Purtroppo, è qui che la favola si trasforma in un incubo burocratico. I responsabili IKEA, pur gentilissimi, si sono dimostrati poco esperti in materia di finanziamenti aziendali. Non mi hanno chiarito un dettaglio fondamentale: sebbene il finanziamento tramite Agos (una delle finanziarie più diffuse per il credito al consumo) sia associato all’acquisto aziendale, di fatto si configura come una forma di finanziamento a privati. Questo comporta due problemi principali, che rendono questa soluzione assolutamente scomoda e svantaggiosa per un’azienda:
- Complessitià gestionale: la gestione degli interessi, dei pagamenti e delle quadrature contabili diventa notevolmente più complessa per l’azienda a causa della mancanza di una documentazione di fatturazione strutturata come quella disponibile nei contratti di leasing o nei noleggi operativi. In queste situazioni, le aziende possono ritrovarsi ad affrontare un crescente onere amministrativo per tenere traccia degli elementi finanziari separati, quali il capitale e gli interessi pagati. La mancanza di una fatturazione chiara e univoca rende difficile allineare le spese con i bilanci contabili, complicando la riconciliazione contabile e il controllo dei flussi di cassa. Di conseguenza, questo può portare a inefficienze nei processi gestionali, aumentando il rischio di errori contabili e complicando l’ottimizzazione fiscale all’interno dell’azienda.
- Valutazione Creditizia sulla Persona Fisica: Il secondo, e forse più grave, problema è che la valutazione creditizia viene effettuata sulla persona fisica, che di fatto si trova a garantire per conto dell’azienda. Nel mio caso, nonostante l’azienda per cui stavo effettuando l’acquisto abbia un fatturato che quest’anno si attesterà sul milione di euro e non abbia alcun problema a sostenere una spesa di poche migliaia di euro, la mia situazione personale (legata al mio attuale reddito e ai finanziamenti già in essere, come descritto nel precedente articolo) mi impedisce di sostenere una rata anche di poche centinaia di euro al mese. Questo mi ha messo in una situazione paradossale, dove la solidità finanziaria dell’azienda non viene riconosciuta a causa di vincoli legati alla mia persona fisica.
Un Avvertimento e una Critica: Il Credito al Consumo non è per le Aziende
Questa esperienza mi spinge a ribadire con forza un avvertimento: diffidate da questo tipo di soluzioni di credito al consumo quando si tratta di investimenti aziendali. Non sono adatte alle imprese e, a mio parere, non dovrebbero essere promosse in questa maniera. Il motivo è duplice:
- Inadeguatezza Strutturale: Le soluzioni di credito al consumo sono pensate per le esigenze dei privati, non per le dinamiche finanziarie delle aziende. La loro struttura non tiene conto delle specificità fiscali e contabili del mondo imprenditoriale, creando complicazioni e inefficienze.
- Valutazioni Superficiali: Le valutazioni creditizie non si basano su criteri oggettivi legati alla solidità dell’azienda, ma su un semplice rating della persona fisica. Questo approccio miope ignora completamente il potenziale di crescita e la capacità di rimborso di un’impresa, penalizzando imprenditori che, pur avendo aziende floride, potrebbero avere situazioni personali complesse.
Soluzioni Alternative e Considerazioni Finali: La Ricerca di un Credito Adeguato
Di fronte a questa situazione, abbiamo deciso di gestire diversamente l’acquisto. Valuteremo un noleggio tramite GRENKE, un altro fornitore di servizi finanziari proposto da IKEA, o altre soluzioni più adatte alle esigenze aziendali. Quello che mi premeva sottolineare, ancora una volta, è come le proposte di credito al consumo, oltre che essere poco adatte alle aziende, siano spesso male proposte e promosse dagli stessi operatori commerciali, come IKEA, che forse dovrebbero avere una maggiore consapevolezza e formazione in merito.
È fondamentale che le aziende, e gli imprenditori in particolare, siano consapevoli di queste dinamiche e non si lascino ingannare da soluzioni apparentemente semplici, ma che in realtà possono rivelarsi un boomerang. Il credito per le imprese deve essere basato sulla solidità dell’impresa stessa, sul suo fatturato, sul suo potenziale di crescita, e non sulla situazione personale dell’imprenditore. Solo così si può garantire un accesso al credito sano e funzionale allo sviluppo economico.
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