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Autunno: tempo di potatura. Anche nel business.

TL;DR: Oggi parliamo di potatura, ma non nel senso tradizionale, quello che si fa in vigna o nel frutteto. No, la nostra potatura è metaforica, e si applica al lavoro, al business e, perché no, anche alla vita. È un concetto che mi è particolarmente caro, e che preferisco di gran lunga alle più blande…

Avatar Franco Farnedi


TL;DR:

Oggi parliamo di potatura, ma non nel senso tradizionale, quello che si fa in vigna o nel frutteto. No, la nostra potatura è metaforica, e si applica al lavoro, al business e, perché no, anche alla vita. È un concetto che mi è particolarmente caro, e che preferisco di gran lunga alle più blande “pulizie di primavera”. Perché la potatura non è solo pulire, è un atto chirurgico, una scelta strategica per eliminare ciò che non serve più, ciò che appesantisce, ciò che impedisce la crescita. È tagliare i rami secchi, le attività che rendono l’intera struttura un groviglio inestricabile, soffocando il movimento, la crescita e lo sviluppo. Nel mondo dello sviluppo software, questo groviglio ha un nome ben preciso: debito tecnico.

Il debito tecnico è l’insieme di tutte quelle scorciatoie, soluzioni temporanee e compromessi che si accumulano nel tempo, rendendo ogni modifica futura più lenta, costosa e rischiosa. Proprio come un albero infestato da rami secchi, un’azienda appesantita dal debito tecnico fatica a innovare e a rispondere con agilità alle sfide del mercato. La potatura, in questo contesto, si chiama refactoring: un processo di ristrutturazione del codice e dei processi esistenti per migliorarne la chiarezza, l’efficienza e la manutenibilità, senza alterarne il comportamento esterno.

L’idea è semplice, ma potente: concentrarsi sui rami più forti, quelli che promettono i frutti migliori. Dare loro luce, spazio, tempo. Ma anche visibilità e opportunità di crescita. Questo, nel mio mondo, si traduce in un business più sviluppato, più robusto, proprio come una pianta rigogliosa. È fondamentale, quindi, potare senza esitazione, eliminando i cespugli bassi che rubano energia e rimuovendo i “semi vuoti” – quelle piccole opportunità o progetti pilota che, pur sembrando interessanti, alla fine sottraggono linfa vitale e tempo prezioso ai rami davvero importanti.

La mia “foresta” di opportunità: un difetto che diventa virtù (e poi no)

Nel mio lavoro, ho sempre avuto una tendenza, forse un difetto, a voler fare troppe cose. Il settore tecnologico, in cui opero da oltre quarant’anni, è un vero e proprio giardino dell’Eden per chi, come me, è sempre alla ricerca di stimoli e opportunità. Ho una discreta esperienza nel business dell’innovazione e, periodicamente, colgo al volo molte occasioni per sviluppare il lavoro. Entro in contatto con innumerevoli clienti che necessitano di soluzioni e, grazie alle competenze mie e della mia società, composta da quasi 15 collaboratori, riusciamo a sviluppare molteplici progetti. Questo mi porta, quasi naturalmente, ad avviare nuovi percorsi e a cercare nuove opportunità, un po’ come un esploratore che non si stanca mai di scoprire nuove terre.

Questa mia propensione a spaziare, a non iperspecializzarmi su un unico ambito professionale, un prodotto, una tecnologia o un tipo di servizio, è stata per lungo tempo una fonte di forza. In momenti di mercato incerti, o quando una tecnologia diventava obsoleta, la mia versatilità mi ha permesso di navigare le acque agitate senza affondare. È stata una sorta di assicurazione contro l’obsolescenza, una strategia di diversificazione ante litteram. Ma, come ogni strategia, ha i suoi limiti e, a volte, i suoi costi nascosti.

Immagine: Concentrarsi sui rami più forti

Ho sempre lavorato con l’ottica di dare la massima attenzione e qualità a ogni occasione e a ogni cliente. Non ho mai valutato il tipo di cliente per dimensione o complessità, ma piuttosto l’opportunità di fare bene e trovare una buona soluzione. La logica era semplice: ogni soluzione fornita a un cliente soddisfatto può portare a molte altre opportunità. Se non si risponde a una richiesta, il cliente cercherà altrove, e si potrebbero perdere anche le opportunità più importanti. La paura di perdere occasioni, di trovarsi con pochi clienti e poco lavoro, mi ha spesso spinto a percorrere ogni richiesta come una priorità assoluta. Un approccio che, col senno di poi, si è rivelato un’arma a doppio taglio.

L’errore di voler fare tutto: la lezione delle “Red Flag”

Ora, alla soglia dei sessant’anni, mi rendo conto che tutto questo è stato un errore, o forse no, ma sicuramente oggi è necessario un cambiamento. È tempo di concentrare il mio tempo e la mia attività su alcuni ambiti specifici, in base alla tipologia di progetto e cliente. Mi rifaccio al concetto di “Red Flag”, di cui ho parlato in un post precedente, che mi ha insegnato a evitare determinate situazioni e clienti. Una “red flag” nel mondo IT, ad esempio, è il cliente che chiede continuamente modifiche senza comprendere l’impatto sul progetto, generando quello che chiamiamo “scope creep” o slittamento dell’ambito. Questa settimana ho intrapreso un’operazione di potatura, eliminando una serie di attività, tipologie di clienti e relazioni che, sebbene interessanti o potenzialmente sviluppabili, in questo momento non lo sono e portano via energie ai settori che abbiamo costruito negli anni e che stanno portando ottimi risultati e clienti soddisfatti.

Immagine: Eliminare gli elementi improduttivi

Quindi, potare per crescere. Pulire per essere più efficienti e far sbocciare i rami più rigogliosi dell’azienda, che porteranno più frutti. Conto di ottenere questo risultato avendo analizzato i lavori sviluppati negli ultimi due anni, il tipo di clienti e il fatturato che alcuni di questi hanno generato. Mi concentrerò sui clienti con un rapporto più continuativo e di valore, privi di “Red Flags”, cercando di massimizzare l’esperienza con loro per attrarre altri clienti simili e progetti analoghi. Dove ci sono successi, ci sarà passaparola e possibilità di comunicare questi risultati all’esterno, attirando altri clienti con problemi o necessità simili.

Dal punto di vista pratico, occupandomi di tecnologia, ho scelto di uscire dall’ambito specifico della tecnologia in quanto tale, spostandomi verso il tipo di soluzioni che offriamo tramite la tecnologia. Non più vendere “codice” o “piattaforme”, ma risolvere problemi concreti di business. Quali problemi e necessità risolviamo? Questo sarà il fondamento su cui costruire la comunicazione, farsi trovare e raccontarsi. Ho deciso di ridurre il tempo dedicato a eventi, community e attività, senza eliminarli completamente, ma evitando di continuare a seminare senza una direzione chiara. È il momento di rallentare per concentrare le energie e poi riprendere a crescere. La metafora della potatura mi piace molto, soprattutto ora che siamo in autunno, un periodo in cui si taglia e si riduce per poi crescere più rigogliosi, forti e velocemente.